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H.AS.O.S / L’umiltà che vince la superbia

Ci sono momenti che sembra che il mondo ci parli attraverso avvenimenti casuali. E quando quello che il mondo ti dice non ti piace, o va contro quello che credevi fosse la tua strada, fai finta di non vedere: non ascolti nella speranza che tali segnali spariscano.

E invece non spariscono.

È il caso di un conoscente che mi ha chiesto di accompagnare, lui e sua moglie, per un percorso romano sul Caravaggio. Cosa che ho fatto molto volentieri: San Luigi dei Francesi, Sant’Agostino, Vicolo del Divino Amore, Santa Maria del Popolo e Museo Borghese.
Una vita quella del Caravaggio molto movimentata dettata spesso dalla animosità e prepotenza del suo carattere che gli portò diversi guai giudiziari, con diverse persone, fino ad uccidere un certo Ranuccio Tomassoni. Per questo dovette scappare dallo Stato Pontificio per evitare che venisse messo a morte per decapitazione. Angoscia questa che si porterà dietro per tutta la vita e che lo spingerà a dipingere uno dei suoi quadri più famosi: il Davide e Golia.

Tale dipinto fu realizzato nel 1606 a Napoli dove Caravaggio aveva riparato per l’accusa di omicidio e fu realizzato, si pensa, per donarlo al Cardinale Scipione Borghese perché intercedesse presso il Papa al fine di avere il suo perdono.
Sulla spada di un malinconico David vi sono delle iniziali punteggiate che riportano al detto di Sant’Agostino

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“H.AS O S”:

H[umilit]AS O[ccidit] S[uperbiam]. E la testa mozzata come si sa è quella del pittore.

È ancora un caso che lo scorso 8 Maggio il Papa uscito dal conclave fosse ancora un agostiniano che ha fatto dell’umiltà la sua regola di vita: Papa Leone XIV. In una audizione dei rappresentanti dei Media cita il discorso della montagna di Gesù: “Beati gli operatori di pace”. Tutti siamo chiamati a questa beatitudine sfidante. Ci chiama ad un impegno che non ricerchi il consenso a tutti i costi, non sposa il modello della competizione, non si riveste di parole aggressive, non separa mai la ricerca della verità dall’effettiva necessità di migliorare il nostro mondo.

“H.AS O S” è ancora una notizia recentemente uscita di un’azione legale portata avanti da un produttore vinicolo newyorkese chiamato Victor Schwartz (David), contro il Presidente degli Stati Uniti di America Trump (Golia).
Vince, almeno in questa prima fase del processo, ancora David: Victor Schwartz riesce a bloccare la strategia trumpiana, da molti definita folle, dei dazi imposti a diverse nazioni e che ha prodotto molti danni ai piccoli produttori americani: tra questi anche la compagnia del sig. Schwartz.
Altro Davide che si alza contro la prepotenza di un gigante, in questo caso non solo nei termini metaforici che indicano la superbia quale prima espressione del narcisismo, ma nei termini veri e propri dell’incarnazione di un potere immenso che un Presidente degli Stati Uniti di America incarna sempre.

Eppure anche stavolta la prepotenza, la superbia soccombe all’umiltà.

Infine recentemente tra la mia pila di libri posti sul comodino, quelli in attesa di essere letti, è arrivato in prima linea un libro su San Filippo Neri.

Vita straordinaria quella di San Filippo che ha speso la sua vita in Roma e con la sua opera ha ispirato, insieme ad altri sacerdoti, la riforma della Chiesa Cattolica nel concilio Tridentino del 1545. Una vita dedicata agli altri, all’aiuto di bambini, pellegrini, malati terminali negli ospedali (quelli dell’ospedale San Giacomo in Via di Ripetta). Il suo motto ripreso dall’Ecclesiaste: “Vanitas Vanitatum et omnia vanitas”. Un umile parroco dà il là alla riforma tridentina importantissima della Chiesa: “H.AS O S”.

Avevo deciso nel 2021 di non ripresentarmi alle successive elezioni dell’Ordine degli architetti. Così ho fatto, anche se era nelle mie possibilità ripresentarmi.
Ho creduto opportuno che altri più giovani di me si impegnassero per il nostro Ordine, rimanendo comunque a disposizione per qualsiasi criticità, ma come esterno al consiglio.

Ora, in un momento complicato dove, di nuovo il narcisismo di alcuni rischiava di compromettere il gran lavoro fatto dal gruppo in tanti anni, proprio durante gli accadimenti sopra descritti, mi si è chiesto di nuovo di tornare a dare il mio tempo, ad impegnare il mio tempo per la nostra istituzione e per il bene comune.

Ho tentato in tutti i modi di sottrarmi a questo nuovo impegno, con le argomentazioni che già avevo usato per la rinuncia della scorsa elezione e anche con nuove argomentazioni: sono troppo vecchio, ho dato già tanto al mio ordine, avanti i giovani, è ora di un presidente donna che manca dalla compianta Renata Bizzotto. E su questo punto ancora credo fortemente che sarebbe stato un segnale positivo per tutta la nostra categoria.

Ma è evidente che non ci si può sottrarre al proprio destino. Accendo la tv e c’e’ un film di Colin Firth: l’ultima legione.
La scena dove all’ultima legione, di stanza nelle Gallie e ormai ritiratasi a vita privata, viene chiesto di tornare a combattere per salvare la vita dell’ultimo imperatore d’Occidente. Vi è proprio la scena nella quale il generale romano, “obtorto collo” si mette l’elmo in testa e con faccia non proprio contenta, non si sottrae al proprio dovere e combatte per il bene comune.

È bello vivere la propria vita di architetto: un lavoro che mi ha dato tanto e che amo. Sono contento di ciò che faccio e credo che la nostra professione, senza alcuna retorica, sia tra le più belle al mondo.

Ho detto nelle riunioni del gruppo PRO che per decidere i candidati alle prossime elezioni, avrebbero dovuto fare delle riflessioni su coloro che più ci avrebbero assicurato l’ottenimento degli obiettivi del programma. E sarebbe stato il gruppo a chiedere l’impegno alle colleghe e colleghi ritenuti più idonei alla candidatura. Nessuno si sarebbe dovuto autocandidare perché il lavoro politico non deve essere visto come una forma di narcisismo volto a mettersi davanti ad uno specchio e a compiacersi del potere assunto, quindi fine a se stesso. Al contrario spesso il narcisismo cozza fortemente contro la capacità di visione politica, intesa, come detto ieri al Corpus Domini da Papa Leone XIV, come forma più alta di carità.

E il gruppo PRO in modo libero, autonomo e democratico ha deciso. Quindi possiamo dire che a prescindere dalle elezioni, abbiamo già avuto una prima vittoria che è nel metodo.

Noi tutti, tutto il gruppo PRO, siamo stati richiamati a fare il nostro dovere: proporci di lavorare per la cosa pubblica al fine di migliorare il nostro presente, avendo chiaro il futuro prossimo.

Diamoci da fare!

H.AS O S

In Roma l’anno 2025 del mese di giugno il giorno venticinquesimo.

 

Christian Rocchi

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